C’è il canto mitico delle sirene e quello delle balene altrettanto mitico e ancestrale; poi c’è il canto dei grilli e quello delle cicale, più prosaici ma non meno evocativi di emozioni e ricordi per ciascuno di noi, credo.
E poi c’è il canto del succiacapre, un trillo, un crepitio notturno, continuo, insistente.
Pochi hanno sentito il canto di questo uccello, ancor meno l’hanno visto a causa delle sue abitudini.
E’ un uccello poco più grande di un merlo e ha un piumaggio marrone screziato molto mimetico; di giorno se ne sta accovacciato per terra o sui rami degli alberi e al crepuscolo esce a caccia di falene e di altri grossi insetti che cattura in volo tenendo la grande bocca spalancata.
Allego una foto che ho rubato dal sito dell’Università di Pavia
www-3.unipv.it/ecoeto/biodiver_conserv.html ( chiedo venia al Prof. Bogliani che comunque capirà)
Il succiacapre è un uccello migratore, sverna in Africa sud-orientale e nidifica da noi dove è presente tra l’inizio di maggio e metà settembre.
Il suo habitat, costituito da lande e brughiere con ampie zone prive di alberi, si sta però progressivamente riducendo: la sua presenza in provincia di Varese è limitata ormai solo al Campo dei Fiori, alla pineta di Tradate-Appiano Gentile e alla brughiera di Gaggio.
Così una sera siamo andati con gli amici gaggionauti ad osservare il volo ineffabile del succiacapre; un volo irregolare simile ai quello dei pipistrelli non molto elegante con quelle ali lunghe e strette, simili per qualche verso a quelle di un falco.
Quella volta però non lo abbiamo sentito cantare e perciò allego anche un link dove i più curiosi possono trovare soddisfazione (spero)
http://www.virtual-bird.com/songs/caprimulgus-europaeus.mp3
Dimenticavo: il succiacapre (Caprimulgus Europaeus) deve il suo nome al fatto che nell’antichità i pastori vedendolo svolazzare attorno alle greggi a caccia di insetti, pensavano che succhiasse il latte alle capre.