Ci sono parole come tela, quadro, pennello, tavolozza a cui si possono aggiungere ma anche sostituire parole come installazione, performance, land-art… termini più consoni all’arte moderna (o post-moderna).
Così c’è chi ha impachettato palazzi con il cellophane e chi ha modificato colline, messo in fila sassi, dipinto i tombini stradali con vernice fosforescente…
Ma… quei tubi di plastica bianca alti un metro cosa ci fanno così tutti in piedi in mezzo al bosco?
Non sono certo spuntati stanotte… è stata la performance furiosa di un qualche artista visionario? sono centinaia, migliaia… hanno un diametro di 10 cm. circa e dei forellini nella parte inferiore, quella più vicina a terra.
Qualcuno ha paragonato il risultato visivo a quello di un cimitero di guerra ma ai più ancora sfugge il concetto.
Beh, provate a guardare alla sommità dei tubi.
Notate qualcosa?
Si, sono delle propaggini, come dei legnetti secchi, dei rami.
Sono la parte superiore di piantine di quercia, carpino, biancospino… nude, senza foglie (siamo ancora in inverno) messe a dimora in questo bellissimo bosco di farnie (Quercus robur) al Centro Parco della Fagiana, nel cuore del Parco del Ticino.
No, qui gli artisti non c’entrano (anche se avrei qualche idea): si tratta di un intervento di miglioramento forestale.
Ma perchè quei tubi?
Le piantine sono ancora fragili, si devono proteggere dalla fame dei conigli selvatici e di altri animali. Devono essere protette per poter crescere forti e vincere la loro battaglia contro il “Black cherry” (Prunus serotina o ciliegio tardivo) che anche qui aveva fatto strage delle loro sorelle.
Per il momento non sono molto attraenti, sono come una bella ragazza con la macchinetta per i denti ma provate lo stesso a chiedergli il numero di telefono… tra un paio d’anni non si sa mai.