Il fiume scorre, anche d’inverno.
Il fiume che scorre, quasi in secca lascia affiorare sul suo letto ampie distese di pietre bianche, accecanti.
E’ poco moderno?
Una passeggiata tra le vetrine del centro lo sono?
Il fiume d’inverno è come un film in bianco e nero ma non alla TV.
Qui siamo dal vero e in queste pietre si può leggere la storia del fiume, degli uomini che lo abitano. Ecco allora affiorare dal passato le immagini dei cercatori d’oro, dei pescatori di sassi, delle lavandaie.
Sassi bianchi di quarzite, selci, graniti, sassi marci ormai corrosi e sfarinati dal ferro e dal gelo, sassi rotolati fin qui a questa che è solo una tappa del loro cammino.
Qualcuno in lontananza cerca un guado, saltella di pietra in pietra fino a quando non mette un piede a bagno e allora torna indietro.
Ci abbiamo provato anche noi tante volte senza mai trovare la strada, bloccati da un braccio del fiume dalle acque profonde.
Allora non ci resta che camminare sulla riva, sui morbidi tappeti rugginosi di muschio fiorito. Sulle rosette rosse di enothera cotte dal freddo.
Facciamo ancora rimbalzare i sassi piatti sull’acqua?
Sì, dai, godiamoci ancora il tepore di questo vento caldo (ci sono state tante, forse troppe giornate così questo inverno) ma soprattutto non possiamo perderci lo spettacolo del tramonto.
E sarebbe troppo facile chiuderla così perchè….
questo vento agita anche me.