
Se l’anno scorso vi avevo deliziato (spero) con la danza sul pesco delle coccinelle, questa volta voglio proporvi una danza più antica, nel senso che risale a prima della pandemia da Covid, una danza campestre, quasi come quelle che si facevano un tempo per la fine della mietitura.
Inutile dire che siamo sul fiume Ticino, anche se da qui il fiume non si vede. E’ una di quelle radure che si aprono ogni tanto nel bosco e in questa stagione hanno erbe alte che scoraggiano il passaggio a chi ha paura delle bisce o anche solo delle punture di zanzara.

Peccato, perchè si possono fare incontri sorprendenti.
Così tra le erbe alte spuntano a volte orchidee (il giglio caprino ovvero Orchis morio è quello più frequente ma capita di incontrare anche la Platanthera bifolia) oppure il giglio di S. Giovanni o quello di S. Bernardo ( i gigli, si sa, amano i santi). (vedi articolo)




Ma stavolta l’incontro è con un fiore, se vogliamo, meno nobile, ma di grande attrattiva, a giudicare dall’affollarsi sui suoi fiori rosa di una quantità di insetti di diverse famiglie, taglia, abitudini…
Il suo nome comune è fiordaliso vedovino ma all’anagrafe delle piante è classificato come Centaurea scabiosa.

E’ una pianta a distribuzione euroasiatica che cresce nei prati asciutti fino ad una altitudine di 1400 metri slm
I suoi steli sono alti fino a un metro e le foglie profondamente incise. Fiorisce da giugno ad agosto.
E se scabiosa è un aggettivo che non ha sicure giustificazioni (si dice che fosse utile per curare la scabbia, oppure scabiosa si riferisce alla somiglianza delle sue foglie a quelle della Scabiosa columbaria ovvero Vedovina campestre).

Anche vedovino allora potrebbe essere per la somiglianza tra questi due fiori.
Va beh, tutta questa vedovanza ci pensano gli insetti, come detto, a renderla più allegra.
Le cimici dei campi, per esempio, con il loro scutello color ruggine oppure insetti floricoli come la Stictolepura cordigera o il Chlorophorus varius Non potevano mancare le farfalle ovviamente come la Galatea (Melanargia galathea) con la sua livrea bianca e nera e il Fratino (Amata phegea) (ecco ci mancavano solo i frati a consolare le vedove).





L’amata phegea, farfalla da volo lento e compassato che non teme i predatori, tanto è tossica, non teme di andare a consolare un’altra pianta, tossica a sua volta, il Vincetossico.

In tutto questo giro di valzer l’unico che resta in disparte e nelle zone più ombreggiate della radura è il garofano selvatico (Dianthus Carthusianorum) .
Forse per la naturale riservatezza dei Certosini.

Beautiful!
thank you Cindy