COME FEDERICO

Non ho mai negato (con falsa modestia) che l’ispirazione per questi racconti derivi da “Poeta en Nueva York ” di Garcia Lorca :

“Assassinato dal cielo, tra le forme che vanno verso la serpe e le forme che cercano il cristallo lascerò crescere i miei capelli…”

Quel senso di inquietudine e allo stesso tempo di consapevolezza per la condizione umana, o forse solo della sua personale, assieme allo stupore per l’ambiente che sta attraversando non è facile da ricreare.

In questa mattina fredda quale sarà la direzione? E’ quella della scia bianca dell’aereo o quella del ramo contorto come un serpente? E dov’è il cristallo?

La natura qui è ancora viva per piccoli segni. Ancora ci sono foglie verdi di castagno, raro in questa zona, altre secche si alternano a quelle di quercia rossa all’ingresso del sentiero nel bosco.

Sono a pochi passi dalle ultime case del paese ma la civiltà è lontana come l’aereo che passa ancora alto sulla mia testa. E’ lo stesso di prima? No, è un altro.

Mi aiuta a guardare verso il cielo, verso quel cielo che vuole assassinarmi ma ancora non ci riesce perchè io resisto come quegli alberi abbracciati mortalmente dall’edera che ancora non si arrendono.

Anche se non sono a Nuova York lo so che forse a nessuno importa di queste lenti secche di Lunaria, dei rami “rasta” di questo Kaki.

No, però in fondo qualcuno ci sarà; non voglio essere così pessimista come Federico quando disse della Grande Mela:

Un esercito di finestre dove non c’era una sola persona che avesse il tempo di guardare una nuvola” 

NANDINA LA DOMESTICA

Ha prestato servizio nelle migliori famiglie. Per questo è così umile. Di lei si dice che è molto brava a far da mangiare ma non è buona da mangiare. Che governa la casa benissimo ma non pulisce il water… e non è neanche filippina.

Infatti è originaria di una vasta zona dell’Asia che va dall’Himalaya al Giappone. Di lei in Occidente non se ne sapeva nulla fino al 1804 quando il nobile Inglese Wiliam Kerr la portò con sè dalla Cina.

Ma non si poteva chiamarla “filippina” e allora ci pensò Carl Peter Thunberg, botanico svedese, allievo di Linneo, che si ispirò al nome con cui viene chiamata in Giappone, ovvero Nan-Ten.

La Nandina domestica è una pianta a portamento arbustivo, raggiunge anche i 180-200 cm con foglie piccole, ovali o lancelolate molto esili e di colore variabile dalla primavera all’estate fino all’autunno dove assumono i toni del rosso e dell’arancio e non cadono se non fa troppo freddo. I fiori bianchi non sono molto appariscenti, le bacche rosse e tossiche restano sulla pianta tutto l’inverno per questo viene chiamata anche Agrifoglio dell’Oriente.

Certo che noi occidentali siamo riusciti a sminuire di significato anche questa pianta che in oriente è considerata una pianta sacra (infatti è conosciuta anche come Bambù sacro) e piantata in prossimità dei templi come protezione dalla sfortuna.

E in Europa? Come molte altre piante esotiche è apprezzata e utilizzata soprattutto a scopo ornamentale. Come molti altri immigrati ha dovuto abbassare il suo status e fare lavori meno pagati di quelli che avrebbe fatto in patria.

Così abbiamo preso questa pianta e l’abbiamo messa in vetrina (in vendita, come facciamo a volte anche con gli esseri umani) solo per la sua bellezza.

Un vero peccato!