IL CAMPO DEI MIRACOLI

No, non siamo a Pisa. Con la sua torre inclinata, il battistero e il prato pieno di turisti, quel prato che D’Annunzio, con il suo vizio di dare nomi nuovi ai posti che visitava definì nel 1910 “dei miracoli”

Siamo in un posto molto più umile, un posto che forse neanche Pinocchio si sarebbe immaginato.

Qui i zecchini non crescono, e forse neanche altre valute… o forse sì.

E’ una splendida mattina d’inverno. Fredda ma non troppo con una leggera bruma che si stende nella parte bassa dell’aria a contatto con i campi: all’orizzonte le sagome del campanile e delle prima case del paese.

Tutto normale vero?

E invece quello che mi colpisce sono lunghe file di zucche napoletane che ancora giacciono a terra su corridoi di teli neri.

Il posto ha tutto l’aspetto di quelli che adesso vengono definiti “orti urbani” ma perchè le zucche non sono state raccolte? Forse chi le ha piantate si è ammalato o magari nel frattempo è morto?

E perchè gli abitanti delle case vicine non le hanno toccate?

Non lo saprò mai ma mi piace pensare che sia per una forma di rispetto (disinteresse o ignoranza no, non può essere: queste zucche sono molto buone)

Molte delle zucche rimaste a terra, sono vuote, ridotte solo alla buccia, svuotate come zucche di Halloween, altre sono piene, la polpa gelata che ancora racchiude i semi.

Eccola qui la vera ricchezza di questo campo, che non avrà monumenti famosissimi e pendenti come quello di Pisa, che gatti e forse volpi hanno frequentato ma senza burattini con la dote, ma che a primavera vedrà rinnovarsi il miracolo di nuove piante di zucca nate dai semi delle zucche non raccolte.

Una ricchezza che l’uomo che le ha piantate ha donato all’umanità.

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