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OLIO BERBERO

Frutti di Argania spinosa
Frutti di Argania spinosa

Come tutti i pittori, musicisti, scrittori (grandi e piccoli) anche io attraverso dei periodi che poi magari sono etichettati a posteriori come tali.

Così magari qualcuno, tra un po’,  potrà dire che questo è stato il mio periodo “cosmetico”.

Allora per non smentirmi oggi Vi parlerò della Argania spinosa, una pianta endemica del sud del Marocco e della regione del Tindouf in Algeria.

Già mi vengono in mente gli uomini blu, sui loro cammelli, le carovane del deserto, la sabbia rossa del Sahara.

Troppo banale? forse ma certo questa parte del mondo per noi ha altri riferimenti, tipo Marrakech, la città rossa.

marrakech

Sicuramente nel suq di Marrakech lo vendono ma non lo fanno.

Cosa?

L’olio di argan.

Ah sì? e da dove arriva?

Dalla Argania spinosa, mi pareva chiaro no? Non è che lo fabbricano direttamente in erboristeria!

argania-spinosa

 

Anzi, la zona di produzione è molto delimitata perchè  questa pianta della famiglia  delle Sapotaceae, è un albero endemico del Marocco (nelle sue zone sudoccidentali, e in particolare nella pianura del Souss) e della regione di Tindouf in Algeria, terre del popolo Berbero.

E’ stato calcolato che è presente in quest’area da più di 80 milioni di anni. Oggi la foresta rada di Argania spinosa  dal punto di vista ambientale rappresenta un baluardo contro l’avanzare del deserto tanto da farla dichiarare dall’UNESCO: “Riserva della biosfera”.

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Ma non c’è solamente l’ONU; oltre ai Berberi, come detto, c’è anche il re del Marocco a cui tutte queste piante appartengono perchè crescono su terreno demaniale, ci sono le capre  che si arrampicano sui suoi rami per brucare le foglie incuranti delle spine (e del Re) e ci sono gli abitanti del posto che dall’Argania ricavano un’ottimo legname da costruzione, legna da ardere e soprattutto le noci.

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Ecco siamo arrivati al frutto prezioso di questa pianta dal quale si ricava un olio pregiatissimo (anche perché la resa è molto scarsa).

Se ricavato da noccioli non tostati è usato come olio cosmetico e, di fatto quasi completamente esportato.

Se ricavato da noccioli tostati  diventa un olio alimentare  (usato tradizionalmente dalla  popolazione locale)  dal forte sapore di nocciola e mischiato con miele e mandorle tritate diventa un’ottimo  e ipercalorico snack per la prima colazione.

A chi fa bene l’olio di argan?

Ai farmacisti?

A loro sicuramente, specie se riescono a convincerci che fa bene alla nostra pelle e ai capelli per le sue proprietà idratanti e antiossidanti.

Ma fa bene anche al sistema di welfare perché nel suo uso alimentare aiuta a prevenire diversi tipi di neoplasie, è un anti-diabetico e svolge una funziona protettiva del sistema cardiovascolare. (Ma noi abbiamo l’olio di oliva al quale il nostro palato è sicuramente più abituato).

E a chi fa bene ancora l’olio di argan?

Alle cooperative di donne che lo lavorano.

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Infatti in Marocco l’indotto della produzione di olio di argan fornisce sussistenza a 3 milioni di persone.  Il suo funzionamento è un’attività generatrice di reddito e ha sempre avuto una funzione socio-economica.

La grande maggioranza della produzione di olio di argan, infatti, passa attraverso le cooperative di donne che lavorano all’interno della biosfera protetta dall’UNESCO. La produzione totale annua di olio di argan (di tutte le varietà) è di 4.000 tonnellate di cui circa il 75% viene esportato.

L’Union des Cooperatives des Femmes de l’Arganeraie  co-sponsorizzato dall’Agenzia per lo Sviluppo Sociale  con il sostegno dell’Unione europea, è la più grande unione di cooperative per argan in Marocco.

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Queste donne si riuniscono per essere meglio organizzate e quindi garantire un reddito equo attraverso le cooperative e consentire loro un ambiente di vita migliore. Tale programma si concentra sul miglioramento delle condizioni di lavoro delle donne rurali e la gestione e l’utilizzo sostenibile delle foreste di argan nel sud-ovest del Marocco. (da wikipedia)

Eh si, perchè altrimenti come faremmo, se queste moderne “mondine” incrociassero le braccia.

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La raccolta di frutti viene fatta tutt’oggi a mano nei mesi di giugno e luglio, aspettando che il frutto maturo cada a terra, attenzione però, solo i frutti integri e non le noci, perchè quelle, come sanno bene le donne raccoglitrici, sono state “digerite” dalle capre.

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