
Se lei non fosse esistita forse non esisterebbe neanche la Bayer, o forse esisterebbe ma farebbe altro.
E’ una rosacea originaria della Cina e Siberia orientale che ama un clima boreale temperato fresco.
Arrivata da noi nel 1700 come pianta ornamentale è poi sfuggita alla coltivazione (come molte altre specie) e si è naturalizzata diffondendosi in quasi tutta l’Italia settentrionale.

La possiamo incontrare ai margini dei boschi, in spazi incolti lungo fiumi e torrenti, comunque in luoghi freschi fino a 1800 m. slm. dove si sviluppa come arbusto con una altezza tra 1 e 2 metri.
I suoi fiori rosa tenue o bianchi, riuniti in pannocchie si possono osservare da maggio a giugno ma in montagna anche in luglio/agosto.
Nel dettaglio assomigliano molto a quelli del biancospino.
Il nome, neanche a dirlo, deriva dal greco “spéira” = “benda o corona“; le foglie simili al salice la distinguono dalle sue sorelle, in primis dalla japonica ma poi abbiamo anche la betulifolia, quella a foglie di olmo, di iperico, di camaedrio ecc….



Ma torniamo alla Bayer e a un chimico tedesco di nome Hoffman che nel 1859 lavorò l’acido salicilico scoperto vent’anni prima su questa pianta e ne ricavò l’acido acetilsalicilico a cui poi la Bayer diede il nome di “aspirina“.
Insomma la Spirea salicifolia è una pianta, bella, utile, selvaggia…
chissà se anche gli insetti e le farfalle la usano quando hanno il mal di testa.

