
C’era una volta nel territorio del Comune di Lonate Pozzolo (VA) un vecchio campo d’aviazione militare, anzi all’inizio era nuovo, giovane, come la storia dell’aviazione in Italia, sicuramente uno dei primi campi che ha visto decollare e atterrare macchine volanti.
Siamo a cavallo della Prima guerra mondiale e la parola “cavallo” non è un caso visto che l’aviazione ha preso il posto negli eserciti moderni della cavalleria.
Un giorno del lontano 1926 passò di lì anche un poeta/aviatore, no non Saint – Exupéry ma un italianissimo vate (senza la r) ovvero Gabriele D’Annunzio che ribattezzò questo campo di aviazione nella brughiera lombarda: Campo della promessa.
Quale era questa promessa? Quella di magnifiche sorti e progressive? o quella di un futuro aureo per l’aviazione e un’espansione incontrollata dell’aeroporto? (in questo caso più che una promessa, una minaccia).
Quale che fosse la promessa, dopo la seconda guerra mondiale ci fu invece il “tradimento” ovvero si preferì scegliere per lo sviluppo dell’aviazione civile il poco più a nord aeroporto della Cascina Malpensa.
E così il campo di aviazione di Lonate P., ovvero Campo della promessa, divenne base per le esercitazioni dei reparti di artiglieria dell‘Esercito Italiano che si allenavano a fare la guerra sparando nella brughiera.
Dopo l’abbandono anche da parte dell’artiglieria il campo è caduto nell’oblio, inutilizzate e ormai invase dalla vegetazione le palazzine e gli hangar.

Solo agli inizi degli anni 2000 un progetto di gestione idraulica delle acque del Torrente Arno ridiedero a questo luogo gli onori della cronaca con la creazione di tre grandi bacini di laminazione acque del bizzoso e inquinatissimo torrente su una superficie di 28 ettari all’interno di quello spazio che aveva visto da vicino i primi eroici pionieri del volo.
La sistemazione idraulica, che ha bonificato grandi aree boschive che erano diventate paludi maleodoranti presenta ancora problemi per la prevista tracimazione nel fiumeTicino delle acque in eccesso dalle vasche di laminazione che andrebbero a peggiorare la qualità delle acque del Fiume Azzurro.




Nel frattempo, però, come sempre accade, la natura ha fatto il suo corso e piano piano questi specchi d’acqua si sono rinaturalizzati con l’arrivo di nuove piante e di uccelli acquatici, oltre ad altra fauna terrestre.
Naturalmente ogni stagione ha le sue peculiarità, gli uccelli saranno più numerosi e visibili nella stagione fredda, i coniglietti al mattino presto o verso sera… le zanzare, a stormi, in piena estate.








Adesso, a fine estate, inizio autunno gli specchi d’acqua a volte si coprono ancora di lenticchie d’acqua (segno della presenza di azoto, fosforo e altri nutrienti organici), i biancospini incominciano ad arrossire con le loro lucide bacche color rubino ma ci sono anche il luppolo e la vite bianca (la Bryonia dioica, una pianta della famiglia delle cucurbitacee).
E se la cicoria mi guarda con i suoi bei occhi azzurri, la cavalletta color ruggine (Oedipoda Caerulescens) il suo azzurro lo tiene nascosto quando è ferma e lo sfoggia nelle sue ali quando prende il volo.





Anche la locusta migratoria vola ma in modo pesante e rumoroso non come quello silenzioso delle libellule, la rossa Sympetrum e le affusolate Zygoptere in accoppiamento.
C’è molto altro in questo posto lo so, ma io sono stato sin troppo lungo e allora vi lascio un po’ di curiosità per i prossimi articoli su questo luogo, nelle prossime stagioni.
