Nell’antica Grecia Daphne era una delle Naiadi, una ninfa dei ruscelli e dei corsi d’acqua, amante della propria libertà al punto di respingere l’amore del dio Apollo e farsi trasformare in una pianta per sfuggirgli.
Daphne, con le foglie che ricordano l’alloro (da cui il nome in greco), è una pianta, ovvero un genere di piante a cui appartengono circa 500 specie sia sempreverdi che a foglie caduche.
Tra le sempreverdi ricordiamo la Dapnhe laureola, con foglie della consistenza del cuoio e piccoli fiori giallo-verdi e bacche velenose per gli uomini ma non per gli uccelli.
Tra quelle a foglie caduche la più famosa è la Dapnhe mezereum detta anche Fior di stecco perchè i suoi fiori rosa profumatissimi compaiono sulla pianta a fine inverno quando ancora non sono spuntate le foglie.
La sua quota ideale è sui mille metri su terreni calcarei e soleggiati negli incolti o al limite dei boschi, quindi in luoghi abbastanza freschi e umidi.
(Attenzione! la pianta è tossica in tutte le sue parti).
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Daphne Caruana Galizia era invece una giornalista d’inchiesta nata e vissuta a Malta e uccisa con un’autobomba nell’ottobre 2017.
Cercare adesso collegamenti tra il suo nome e la ninfa, tra lei e la pianta può essere un esercizio inutile.
Inutile forse dire che Daphne Galizia amava la libertà (no, non solo la propria) inutile dire che le foglie coriacee di queste piante sono come lei, che l’alloro di cui si cingono la testa i vincitori non gli interessava e neanche salire sul loro carro.
Fossimo stati nell’antica Grecia qualche dio pietoso, vedendola in pericolo, l’avrebbe forse trasformata in un fiore, una sorgente, una sirena…
Ma siamo nel XXI secolo e a Malta, caso vuole, non c’era un venditore bengalese di rose, come quella notte a Firenze, per salvare una ragazza da un gruppo di balordi.
Certo, il venditore di rose cosa avrebbe potuto contro un’autobomba?
Di Daphne ci ricorderemo allora quando andando in montagna incontreremo questo fiore o forse no; ce ne dimenticheremo, fino alla prossima giornalista uccisa.