Archivi tag: Fusaggine

CACCIA A OTTOBRE ROSSO

Partito.

Sono ormai in mezzo al mare, un mare d’erba ( la Molinia altissima che mi accarezza la faccia mentre i rami legnosi del brugo ormai sfiorito si infilano continuamente tra i raggi della mia bici)

Si, la mia bici, compagna fedele di esplorazioni, e non un sottomarino nucleare russo ma penso che Tom Clancy sarebbe lo stesso fiero di me.

E allora se non sono il comandante Marko Ramius cosa vi consegnerò di rosso in questo ottobre?

Confesso che ero partito senza un obiettivo preciso ovvero solo con l’obiettivo della mia macchina fotografica ma poi mi sono lasciato conquistare da questa mattina limpida anche se un po’ fredda, dall’atmosfera autunnale che un po’ ricorda il crepuscolo ma che lancia grida sotto forma di colori sfavillanti come il …. rosso.

Rosso come i tubuli del cappello e il gambo di questo porcino (Boletus erythropus) incontrato dopo i più ordinari agaricus e l’amanita citrina.

Rosso come le foglie della vite canadese che si avvolge come l’edera della Pizzi agli alberi di robinia o come quelle dell’evonimo (Euonymus europaeus) o fusaggine che disegnano arabeschi sullo sfondo del cielo azzurro e mi ricordano alcune sculture di Calder)

Vite canadese

Calder di nome fa Alexander ed è americano come la quercia rossa, come il ciliegio tardivo .

La Quercus rubra il rosso ce l’ha nel nome e adesso nelle sue magnifiche foglie con lobi appuntiti, il ciliegio tardivo invece (Prunus serotina, pianta invasiva per eccellenza) colora il sottobosco, con le sue foglie cadute, solo in autunno, ma nonostante lui, nonostante la sua invadenza quanta biodiversità nel fazzoletto di terra della Brughiera di Gaggio.

Funghi ma anche graminacee, querce nostrane e importate, rampicanti americane e arbusti di nobile casato europeo: ecco cosa vi consegno di questo ottobre rosso.

Non voglio esagerare ma credo che anche l’analista della CIA Jack Ryan sarebbe fiero di me.

Ah scusate, un’ultima chicca, sulla via del ritorno: una fioritura tardiva di acetosella (Oxalis acetosella) dalle foglie tenere ed aspre come aspro e tenero (oltre che rosso) a volte sa essere ottobre.

Oxalis acetosella

QUALE INVERNO

Eh già, è passato il periodo sfavillante delle foglie gialle, rosse e tutti i colori caldi dell’autunno. Cosa ci attirerà adesso andando per boschi e per campagne?

Cosa colpirà la mia attenzione, anch’io mi chiedo. Come se non sapesse che in ogni stagione la natura ha le sue sorprese, i suoi motivi di interesse.

I contadini hanno già fatto il loro . Hanno arato i campi che adesso si presentano come distese piane, levigate dalle macchine agricole e anche gli alberi si sono preparati all’inverno, al loro letargo ovvero riposo vegetativo.

Tutto sembra dormire, anche oggi che c’è un’aria fredda ma un bel sole e i filari di noce che delimitano le campagne ai margini dell’abitato si stagliano, con i loro tronchi e rami “gessati“, contro il blu del cielo.

colori d’autunno

Ma no, ecco altri colori: qualche Prunus serotina che ancora non vuole lasciare le foglie al loro destino e i cappelli del prete, frutti appariscenti e velenosi della fusaggine completano il paesaggio come una quinta naturale, un sipario che lascia vedere attraverso larghe aperture una casa in fondo, forse quella della nonna di cappuccetto rosso?

Evonimo

Le querce se ne stanno come matrone sull’altro lato della strada che intanto hanno ricoperto di foglie come un tappeto, molte di queste stanno ancora attaccate ai rami e lo saranno per tutto l’inverno.

Non così i bacelli delle robinie. Sono lassù, in alto con la loro scorza marrone che quando matureranno si aprirà lasciando cadere i semi, anche loro come i contadini seminano in autunno.

bacelli di robinia

E poi che dire di lui, il monello del bosco, il nocciolo. A guardarlo sembra che l’inverno non gli importi. O forse è solo previdente. Infatti ha già iniziato a preparare i suoi fiori maschili. Sottili cilindri di colore verde chiaro lunghi un paio di centimetri che matureranno a primavera .

fiori maschili di nocciolo

Altro che andare a dormire. Arriveranno le piogge, certo, arriverà il freddo e la brina (almeno speriamo, con questi cambiamenti climatici si sta avverando il detto popolare “non ci sono più le stagioni di una volta”)

E allora io tornerò a visitare questi posti, assopiti forse, avvolti nelle brume invernali, ma per me vivi, finchè io mi sentirò vivo.

IL BOSCO BAGNATO

Ho avuto per un attimo anche io la tentazione  di pensarlo così,  solo e triste, sotto la pioggia, le foglie cadute e appiccicate al terreno, i rami neri e inzuppati d’acqua sotto un cielo freddo…

E invece chi l’ha detto che il bosco può essere poetico solo se è di aghifoglie?  Pure le latifoglie sanno esserlo, anche se non c’è Ermione la musa di D’Annunzio della “Pioggia nel pineto“.

Così ecco la chioma gialla di un gelso riparare dalla pioggia (forse) un’antica pietra, alberi che si specchiano nell’incavo di un antico mortaio, che lanciano rami spogli come braccia verso  la cappa di nubi…

ecco funghi che si arrampicano ordinatamente in fila sul tronco di un albero come dieci piccoli indiani e bacche di fusaggine con la goccia al naso.

Più avanti ecco un gruppo di amanite citrine su un letto di molinia e foglie di quercia rossa, poi  piccole foglie gialle come coriandoli sospesi….

 

Tutto questo abbiamo visto la ragazza che si allenava di corsa nel bosco, il ciclista che percorreva stretti sentieri fiancheggiati dai rovi, l’uomo che portava a spasso il cane….. e io.

 

SECONDA CHANCE

Fusaggine in inverno

Cadere e rialzarsi.

A quanti di noi è capitato…

Dove siamo andati a pescare la forza che non credevamo di avere?

Chi ci ha aiutato in questa opera di rigenerazione?

Sicuramente gli esempi contano e ne troviamo molti anche nel regno vegetale.

Prendiamo il caso della Fusaggine o Cappello del prete (Euonymus europaeus), un arbusto dal fusto angoloso e verde anche d’inverno e dai piccoli fiori verdastri poco appariscenti.

Fioritura Fusaggine

Appariscenti sono invece i frutti a quattro spicchi  (come il cappello che un tempo portavano i preti) che quando  maturano diventano di un bel colore rosso fragola  e che celano semi grandi come chicchi di riso avvolti in una polpa arancio vivo.

Appariscenti e velenosi.

In primavera, come detto, questo arbusto autoctono e ampiamente presente nei boschi di pianura, non si nota granchè ovvero si nota per un particolare fenomeno negativo che lo riguarda.

E’ infatti il cibo preferito del bruco di una farfalla notturna: la tignola del biancospino (Hyponomeuta irrorellus o anche Hyponomeuta evonymellus).

bruchi Hyponomeuta evonimellus

Questi bruchi sono molto gregari e attaccano la pianta tutti assieme proteggendosi dai predatori con la costruzione di una ragnatela tra i rami della pianta stessa  in modo che a volte ne è completamente avvolta.

Quando si squarcia il velo, come in un letto a baldacchino medievale, della povera pianta non sono rimasti che i rami spogli.

Le foglie sono tutto per le piante. Sono loro che permettono di catturare la luce e compiere la fotosintesi; sono loro che assicurano la traspirazione, l’espulsione delle sostanze nocive.

Come ci sentiamo noi quando cadiamo in una crisi? Dov’è la luce che andiamo cercando? Cos’è quel peso che ci opprime a tal punto che ci sembra di non riuscire a respirare?

————————————————————–

… Passano alcuni mesi; passa l’estate, passa anche un po’ di autunno, con le sue temperature più fresche, con le prime nebbie ed ecco che avviene il miracolo, sì, proprio così, anche se si corre sempre il rischio di usare questa parola a sproposito.

Mentre tutte le altre foglie cadono, il cappello del prete, ricaccia piccole foglie rosse, piccoli e temerari boccioli biancastri.

Una specie di rivincita in vista di quella che sarà la prossima primavera.