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L’INVASIONE DEGLI STORNI

C’è una cosa straordinaria da vedere a Roma in questa fine d’autunno ed è il cielo gremito d’uccelli (…) sono storni che si raccolgono a centinaia di migliaia, provenienti dal Nord, in attesa di partire tutti insieme per le coste dell’Africa…

Inizia così il racconto di Italo Calvino “L’invasione degli storni” contenuto nel suo libro PALOMAR .

La cosa straordinaria è la bellezza delle forme sempre cangianti che gli stormi di questi uccelli disegnano nel cielo, un po’ meno gradevole aggiunge Calvino, ma siamo sicuri non solo lui, sono gli escrementi che ricoprono la città dopo il loro passaggio (un effetto quasi uguale a quello di certe orde di tifosi di squadre di calcio)

Lo stormo di storni (facile gioco di parole) è così grande e fitto che il loro volo può anche oscurare il sole (come le cavallette bibliche).

La scienza però si è chiesta: Ma come fanno i marinai (no scusate, quelli erano Dalla e De Gregori) la scienza si è chiesta: come fanno a volare tutti insieme in volteggi complicati che neanche le frecce tricolori, e volare così vicini senza mai toccarsi?

Se lo è chiesto anche il nobel italiano per la fisica Giorgio Parisi nel suo libro sui sistemi complessi IN UN VOLO DI STORNI.

Irene Giardina, docente di fisica teorica alla Sapienza, e il marito e collega Andrea Cavagna. a loro volta affermano:

“Le figure aeree degli storni nascono da un comportamento imitativo, di mutuo allineamento locale: ossia ogni storno, per decidere che cosa fare, guarda solo i compagni più vicini a lui.

Questo meccanismo di coordinamento, pur nascendo in modo locale, è in grado poi di estendersi rapidamente a tutto il gruppo, facendo emergere un ordine collettivo, che forma le figure nel cielo.

Quest’ordine che emerge a partire da azioni locali è interessante per noi fisici perché osserviamo qualcosa di simile nel movimento delle particelle che formano i liquidi, e nel modo in cui gli atomi si allineano in un campo magnetico”. (da il Venerdì di Repubblica 29 ottobre 2021)

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Gli etologi e gli ambientalisti si sono chiesti perchè di questo raggrupparsi così numeroso: strategia difensiva contro i predatori, o gioia di stare insieme?

il mistero non è ancora stato risolto.

Ma per noi comuni mortali l’importante è l’effetto visivo, è la meraviglia di questa danza e il bello è che per osservare questa meraviglia non è necessario andare a Roma o in qualche altra grande città.

Può capitare di esserne testimoni anche in un piccolo paese del Parco del Ticino come ha fatto il mio amico Roberto che ringrazio per la segnalazione così come ringrazio tutti coloro che hanno condiviso le foto che ho inserito in questo articolo.