
Certo lui non ha aspettato Stefano Mancuso, neurobiologo vegetale di fama mondiale, per farselo dire. Lo sapeva già da solo.
Chi non lo sapeva siamo noi, la stragrande maggioranza degli esseri umani e anche qui, anche se il noto scienziato non ce l’avesse detto, in fondo noi qualche sospetto incominciavamo ad averlo.
Non tanto dell’intelligenza del pomodoro, ma delle piante in genere…
E del resto con tutti questi animali erbivori, insetti, funghi, batteri che ci sono in giro le piante sarebbero già scomparse se non avessero messo in atto delle strategie difensive efficaci.
Ma veniamo al pomodoro.
Dove sta la sua intelligenza? ( e saggezza?)
In fondo lui è un tipo tollerante; se qualche bruco lo attacca, lo lascia “pascolare” tranquillamente: qualche foglia in meno non gli cambia la vita.
I bruchi in genere sono della specie Heliothis armigera , una farfalla notturna detta anche Nottua gialla del pomodoro, ma possono essere anche di altre specie affini.
Ma quando il numero di bruchi diventa troppo elevato e attacca i frutti e quindi minaccia la sua esistenza ecco che il pomodoro produce una sostanza “neuro-attiva” chiamata “jasmonato di metile” che rende i bruchi cannibali così che si mangino tra loro.
Questa sostanza viene prodotta fino a che il numero dei bruchi rientra nella normalità e non supera la soglia della tollerabilità.
Geniale vero?