Dici “fior di loto” e ti si apre un mondo.
Sì perchè questa pianta si ritrova in tutte le culture sin dall’antichità; è quasi impossibile sfuggirgli.
In Egitto, per esempio era molto apprezzato il loto blu (dal profumo intenso) che non poteva mancare nel corredo funerario dei faraoni (come ci ricordano numerose inscrizioni). Ma più in generale il loto presso gli Egizi era un simbolo di speranza, salvezza e rinascita.
Qualche secolo dopo Ulisse, nella sua “Odissea”, sbarca sull’isola dei mangiatori di loto e alcuni dei suoi compagni si lasciano tentare e dimenticano tutto (sì perchè il loto oltre che bello è anche buono da mangiare… ma ha davvero queste proprietà?)
….Guardo la superficie del lago sulla quale sono appoggiate soffici foglie rotonde e lucide, e, sempre a pelo d’acqua i fiori bianchi del “Nelumbo lutea” ovvero fior di loto bianco, originario dell’America meridionale.
Le foglie attaccate le une alle altre formano una superficie compatta che si potrebbe quasi provare a camminarci sopra come già fanno le folaghe e le gallinelle d’acqua con una bella nidiata di piccoli.
Non lontano da qui (Palude Brabbia) le ninfee sono state coltivate anche per scopi commerciali. Sacro e profano che si intrecciano per uno dei fiori più sacri. In tutto il mondo orientale è, tra le altre cose, un simbolo di purezza come da noi il giglio bianco.
Dall’Asia però invece ci arriva un’altra ninfea il “Nelumbo nucifera” che ha fiori rosa. Già vedo Buddah o divinità induiste sedute su fiori di loto, come se da esso nascessero (rinascessero), già vedo dei fiori rosa al margine del canneto… ma non è una visione, i fiori sono davvero lì, in un’altra parte di lago.
E’ quasi sera e il fiore si prepara a chiudersi e ad immergersi nell’acqua dalla quale riemergerà, schiudendosi, domattina all’alba.
Ah che potente metafora !