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RANA FRAGOLA

Rana Dart Cison Fragola - Oophaga pumilio - Rana Flecha Roja y Azul (2)

La Rana-Fragola (Oophaga pumilio),  è una delle specie comuni diurne che si possono trovare nelle foreste pluviali tropicali del Costa Rica, (ma anche in Nicaragua e Panama)  in particolare nella parte caraibica.

(Fragola per il colore è ovvio ma un po’ credo anche per le dimensioni).

È normale fare escursioni e vedere queste lucide rane rosse e blu saltare improvvisamente dal sentiero. (Le escursioni non sono mie, sia ben chiaro; io mi accontento di esplorazioni molto più casalinghe e molto meno esotiche).

A causa del colore delle loro gambe  le Rane-fragola sono anche chiamate “Blue Jeans“, anche se alcuni individui hanno gli arti rossi.

Se ne sta tranquilla su una foglia gialla e non ha paura dei predatori.

Quei colori così vistosi è un chiaro esempio di mimetismo mulleriano con i quali gli animali dicono: stai attento, non mangiarmi, sono velenoso.

Dendrobate

il veleno è una tossina alcaloide prodotta da ghiandole presenti sulla pelle,  come avviene per altre rane velenose.

Pare che la velenosità di questa minuscola rana, che misura in media da 1,7 cm fino a 2,4 cm. sia dovuta alla sua dieta, si ciba infatti di una specie di acari e anche di formiche.

Grazie alla sua nota velenosità è praticamente un’intoccabile per gli altri animali e così  può spassarsela tutto il giorno usando  un fungo come comoda poltrona.

Del resto l’altro suo nome italiano, molto meno affascinante ma altrettanto azzeccato è Dentrobate pigmeo.

Rana Dart Frittatina di Poison - Oophaga pumilio - Rana Flecha Roja y Azul (5)

Questa graziosa e tossica raganella è molto ricercata dai collezionisti e perciò oggetto di un fiorente commercio internazionale che però la mette a rischio di sopravvivenza come specie  assieme alla diminuzione sempre maggiore dei suoi habitat

Altre foto della Rana fragola sul sito “The nature admirer” un amico naturalista del Costa Rica.

 

TARTARUGA SOUVENIR

Gara di velocità, si fa per dire, tra tartarughe!!

Vince la Caretta Caretta alla media di 8 Km/h)  (E’ una tartaruga marina con gli arti trasformati in pinne, ecco dove stava il trucco).  Quelle di acqua dolce come la Emys orbicularis almeno possono tentare di farsi trasportare dalla corrente (nuotando a dorso con il guscio (carapace) rovesciato, un po’ come una barchetta fatta con un guscio di noce.

Caretta caretta

Scherzo, nuotano benissimo anche  a stile libero, soprattutto se devono competere con la “tartaruga orecchie rosse” ovvero Trachemys scripta  elegans di origine americana e ormai infestante.

Trachemys scripta elegans

Ma è sulla terra che questa corazza diventa incredibilmente faticosa da spostare. Certo questa specie di “camper” offre anche i suoi vantaggi in termini di sicurezza e comodità (non devi ogni volta prenotare in albergo).

Questo vuol anche dire per le testuggini terrestri spostarsi alla velocità stratosferica di 3 cm/sec ovvero cento metri in un’ora.

Emys orbicularis

Provateci voi!  Scommetto che non riuscirete ad andare così piano.

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Ma le tartarughe oltre che per le loro prestazioni deambulatorie sono conosciute anche per un’altra caratteristica a cui io non pensavo più fino al giorno nel quale il mio amico Mor di ritorno dal Senegal dove è andato a visitare i suoi parenti, mi porta una tartaruga di legno dipinta.

Tutto ciò che è in rapporto con questo animale simboleggia la longevità. Offrire a qualcuno un amuleto realizzato con guscio di tartaruga significa augurargli lunga vita.

La corazza simboleggia la protezione dalle aggressioni esterne, la forza, e l’impenetrabilità; il movimento della testa, la prontezza di riflessi, dalle aggressioni, la lungimiranza.

I Romani si proteggevano riprendendo l’effetto della Testuggine…(di recente nel film “IL signore degli anelli, durante la battaglia, al fosso di Helm, gli uruk si schieravano a testuggine come storicamente facevano i romani in battaglia; anche nel Film il Gladiatore, Massimo Decimo Meridio, durante la lotta gladiatoria nell’arena, ordinava agli altri suoi compagni di proteggersi a testuggine).

Gli esempi sono ancora molti ma potete leggerli  qui

Longevità, prontezza di riflessi, lungimiranza, resistenza alle aggressioni esterne, lentezza (nel senso di stile di vita sostenibile, contro lo stress dei ritmi della vita moderna).

Ah quante cose invidio alle tartarughe!

Grazie Mor, alcune cose non mi apparterranno mai, la longevità non lo so,  vedremo,  spero solo non di non esagerare con la lunghezza…

… sai, non vorrei annoiarmi.

 

 

IL GECO FURIOSO

Light Installation At St. Peters Basilica

Lo spettacolo  “Fiat Lux” che ha aperto l’Anno santo a Roma con tutte quelle luci e colori proiettate sulla facciata della Basilica di S. Pietro è stata solo l’ultima goccia che ha fatto traboccare il vaso.

L’immagine sopra è “apocrifa”,  è una specie di risarcimento; perchè vedere tutti questi animali sui muri lo ha fatto arrabbiare di brutto…  lui che una volta aveva l’esclusiva o quasi, un po’ come i gatti sui tetti o i piccioni in Piazza S. Marco a Venezia… i gabbiani nelle discariche.

Si perchè da un po’ di tempo i muri sono sempre più frequentati da una folla di animali che neanche in centro a Milano (o di qualsiasi altra grande città).  

Da arte di rottura, il graffitismo moderno o “Aerosol art” è diventata una forma di espressione socialmente accettata (purchè a dipingere i muri siano artisti più o meno famosi).

 Piccoli villaggi, passeggiate a mare e interi quartieri periferici “riqualificati” grazie a dipinti che spesso hanno come soggetto animali e dove la biodiversità rappresentata è notevole.

Ecco alcuni esempi:

Lui, però,  il principe dei muri, continua a non esserci.

Meglio così forse, perchè è meglio dal vivo.   Avere un geco vivo in casa dicono porti fortuna.

Infatti in molti paesi e culture questo piccolo sauro (non proprio una lucertola) è considerato come portatore di buoni auspici.

Innocuo per l’uomo il Geco comune (Tarentola mauritanica) vive nelle aree calde e soleggiate di quasi tutti i paesi che si affacciano sul Mediterraneo.  Da adulto può raggiungere i 15 cm. di lunghezza, coda compresa, coda che può perdere per salvarsi dai predatori (e che poi ricresce, come per le lucertole).

20140809_geco

Ha abitudini crepuscolari e notturne, quando va in giro a caccia di insetti (è ghiotto di zanzare), muovendosi attorno ai punti luce anche all’interno delle case abitate.

Ma la sua caratteristica principale, quella per cui è noto in tutto il mondo, sono i cuscinetti sotto le zampe che gli consentono una presa solidissima su qualunque tipo di superficie verticale anche  liscia (difatti per lui non vale il detto “arrampicarsi sui vetri”).

https://it.wikipedia.org/wiki/Tarentola_mauritanica

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Un’altra cosa che non mi spiego  è la sua assenza dalle pitture rupestri preistoriche come quelle di Altamira in Spagna o Lascaux in Francia.

Bisognerà che qualcuno faccia fare una ricerca a Piero Angela.

Grotta di Altamira
Particolare di un dipinto rupestre – Grotta di Altamira – Spagna
Putture rupestri Lascaux - Francia
Putture rupestri Lascaux – Francia

BUFO BUFO

Attenzione!  Bufo bufo non è un saluto  tipo nano-nano di Mork e Mindy, è più, diciamo, un soggetto senza coda che tutte le principesse vorrebbero baciare ma che poi in fin dei conti rimane solo nelle sue paludi  mentre le principesse sfrecciano su macchinoni di energumeni che di simile a lui hanno solo la pelle butterata.

Attenzione lui non ama le carni rosse e neache il pesce, ma non perchè è vegetariano o vegano.  Il fatto è che i pesci si mangiano tutte le sue uova e addio riproduzione della specie.

E’ un campione di tuffi  ma non dal trampolino; al massimo può tuffarsi da un’altezza (si fa per dire) di tre cm. : PLOF !

Lo stile che preferisce è la rana, per questo alle olimpiadi non potrà mai nuotare i 400 misti,  al massimo la staffetta.

Rospo comune (Bufo bufo)
Rospo comune (Bufo bufo)

E’ un tipo prevalentemente terricolo ma nella stagione degli amori si sposta vicino alle paludi perchè la femmina (che è di dimensioni maggiori del maschio) dopo l’accoppiamento doporrà le uova in acqua.  Così è possibile osservarlo sul bagnasciuga degli stagni o appena dentro l’acqua con fuori solo la testa come un bagnante qualsiasi.

 Se si sente minacciato si gonfia tutto facendoti credere di essere un boccone difficile da mandare giù (e infatti ingoiare rospi non piace a nessuno).

Cos’altro possiamo dire del “Bufo bufo” ovvero  rospo comune?

Per difendersi dai predatori utilizza anche una sostanza velenosa che secerne con le ghiandole e che è tossica per l’uomo se ingerita.

Il suo canto non è propriamente quello di un usignolo anzi è un tantino sGRAziato, ma volete mettere l’effetto di centinaia di rospi che gracidano nelle notti di luna piena?

 PS: di ritorno dalla palude Pollini, sito herpetologico di importanza nazionale.

bordo palude

 

FURCIFER PARDALIS

 

Furcifer pardalis "anikify"
Furcifer pardalis “anikify”

Furcifer pardalis.  Vi dicono niente queste due parole?

Si tratta di una specie di camaleonte che vive nelle regioni costiere del Madagascar che assume  colori (e nomi specifici) diversi secondo la località dove vive anche se magari sono a distanza di poche centinaia di metri l’una dall’altra.

(Altrimenti che camaleonte sarebbe !!)

Ad ogni modo, se non ci credete andate a vedere qui:

http://www.sanguefreddo.net/portale/sauri-13/le-locality-del-furcifer-pardalis-87/

Intanto che c’ero ho scoperto altre variazioni di colore dei camaleonti per motivi diversi dal mimetismo.

Un po’ come noi quando siamo incazzati neri o rossi di vergogna o pallidi per la paura.

Il camaleonte è un animale molto territoriale e quando due maschi si scontrano quello sconfitto assume una colorazione grigiastra (dichiara così la propria delusione)  oppure quando le femmine sono gravide assumono una colorazione scura con righe arancioni quale chiaro messaggio ai maschi di non essere disponibili.

Per la vergogna mi dicono che non esiste cambio di colorazione nei camaleonti anche perchè pare non ne soffrano.

per approfondire:

http://it.wikipedia.org/wiki/Furcifer_pardalis

 

 

LA PRIMA PASSEGGIATA DI DINO

Piccolo di lucertola

Dove vai con quel cappottino, disse la madre a Dino, non senti che fa caldo?

Ma Dino volle uscire lo stesso e per poco non lo investo. Forse la madre non ha fatto in tempo a dirgli che sulle strade passano le auto, le moto e nel migliore dei casi le biciclette.

Ma Dino aveva così fretta di uscire, di andare alla scoperta del mondo che quelle parole, anche se gliele avesse dette non le avrebbe sentite, tanto era impaziente di uscire per la sua prima passeggiata.

Così me lo vedo davanti, ancora un po’ incerto sulle gambe, forse smarrito (Ma è davvero così il mondo?)  Cosa ti aspettavi Dino? Ti aspettavi un comitato di accoglienza  o un manipolo di uomini armati….  Stai attento Dino, c’è la mantide religiosa in agguato e non ti servirà sacrificare la coda…

… Non saprò mai il suo destino; il mondo è ancora troppo vasto da esplorare e così tra ragni e libellule, tra fiori di menta  e  caprifoglio lo perdo, mentre lui sicuramente sta andando a caccia di moscerini, di dolci chicchi di more, e di uva, sfuggita alla cattività delle vigne.

 

IL RUGGITO DELLA RANA

Desert rain frog
Desert rain frog

Ci sono trasmissioni radiofoniche in Italia diventate famose  come ad esempio “Il ruggito del coniglio” (RAI RADIO  2) ma non è l’unico esempio di come il verso del leone possa essere usato come similitudine, iperbole, sarcasmo.

Si perchè pare che anche le rane ruggiscano. Quali?

Il National Geographic dice che esistono delle piccole rane in Sudafrica lunghe appena 5 centimetri che si fanno vedere solo quando sta per piovere (rain frogs) e per difesa si gonfiano d’aria  emettendo uno strano suono.

Vogliamo chiamarlo ruggito?

giudicate voi da questo video

L’unico che ci rimette è il leone, che ormai tutti ruggiscono senza chiedergli i diritti d’aut0re (colpa sua che a suo tempo non si è iscritto alla SIAE).

Ma in un’epoca di  “open source” forse è giusto così:  almeno facciamo ruggire anche la formica-leone.

E magari, guarda un po’, magari ruggisco anch’io.