Ecco; se c’è una pianta che non si fa notare, che tiene un basso profilo ed è molto umile questa è il Farinaccio ovvero Chenopodium album (dal greco chén = oca e podion = piede, riferito alla forma delle sue foglie).
Pianta spontanea che cresce lungo i margini stradali, lungo le strade di campagna, negli incolti e nelle zone aride è infestante ma non tanto e quindi non è odiata dai contadini come altre infestanti, è commestibile ma non così gustosa e quindi poco considerata anche dai raccoglitori di erbe selvatiche.
Eppure se ha questo nome, Farinaccio, un motivo ci sarà: la cultura popolare spesso ci racconta storie che arrivano da molto lontano,
Ci racconta dell’uso di raccogliere le foglie giovani per mangiarle lessate un po’ come le foglie di spinaci.
Ma è quando la pianta cresce che si capiscono altre cose. Forma infatti dei cespugli alti più di un metro e produce una spiga che, aspetta un attimo… ma sì assomiglia molto a quella dell’Amaranto e infatti il nostro farinaccio o farinello comune appartiene alla famiglia delle Amaranthaceae. E anche i suoi semi si possono consumare una volta seccati così come i suoi parenti nobili Amaranto e Quinoa (la più di moda in questo momento)
E la farina? cosa c’entra con il piede dell’oca?
Centra, centra. Intanto anche con i semi del Chenopodium macinati si produce una farina e poi quella leggera polverina bianca sulle pagina superiore delle foglie dà a loro al tatto una sensazione “farinosa” oltre al nome specifico “album”.
Basta così.
Per le proprietà medicinali invece guardate qui.